unnamed

 

INQUIETUDINE E MERAVIGLIA

Se dobbiamo scegliere tra un sentimento che più di tutti caratterizzi gli ultimi anni della storia recente, quello è certamente l’inquietudine. Lo zeitgeist (lo “spirito del tempo”) di un’epoca, la nostra, che non può che essere di transizione, di passaggio, visti i numerosi aspetti di crisi che tutti si sono trovati o si troveranno ad attraversare. Una crisi dopotutto necessaria affinché la società intera si soffermi ad osservarsi allo specchio prima di poter continuare il cammino. Del resto era impensabile credere di poter proseguire in un’ascesa ininterrotta delle scienze, della tecnologia e del benessere, senza lasciare il minimo spazio per lo sviluppo dell’anima, per le necessità interiori, per l’elemento prettamente umano. “Ignoti nulla cupido” direbbe Ovidio: “Nessun desiderio dell’ignoto”, ad indicare chi non ha più una certa cultura che lo porti costantemente a pensare, a ricercare, ma soprattutto a dubitare: e si sa che il dubbio è principio della conoscenza. Ed ecco tre giovani artisti pienamente figli del loro tempo indagare in questa sede, e nel loro lavoro oramai consolidato, quanto da quell’inquietudine germoglia o può germogliare. E se non ci si lascia sopraffare dalla negatività, peraltro maniacalmente sottolineata da un bombardamento schizofrenico attuato quotidianamente dai media e dai social network, allora si può scoprire – o meglio ricordarsi – che non solo ogni sorta di “male” può essere trasmutato, ma che spesso questo è il punto di partenza imprescindibile per una trasformazione evolutiva duratura e consapevole delle coscienze. Ed i nostri questo concetto l’hanno ben compreso, imparando a plasmare dalla propria inquietudine esistenziale un modo di fare arte non semplice, certamente di senso compiuto e dall’esito formale parossisticamente chiaro, talvolta declinato in un interrogativo, talvolta in una critica, talaltra ancora elevato a contemplazione. E se non sempre una risposta definita è possibile, i tre sembrano suggerirci che la direzione in cui cercare passa sempre attraverso la Meraviglia.

 

– ALESSANDRO BULGARINI

pittore apocalittico e sincretico, interessato all’immagine nella sua pienezza comunicativa, affida alle modalità “classiche” della pittura ad olio il compito di riportare in vita conoscenze antiche e profonde, riguardanti l’uomo nella sua complessità ed interezza. Immagini come emblemi che interrogano e suggeriscono al contempo uno sguardo sincretico attraverso le tradizioni sapienziali delle diverse culture, nel tentativo di rinsaldare la frattura tra materia ed anima. Quasi sempre enigmatico, talvolta ironico, pone costantemente in atto un’intensa istanza etica ed esistenziale di smascheramento e di rivelazione, metabolizzando per poi rivitalizzare il linguaggio mitico e archetipico.

 

– DOROTHY BHAWL

autodidatta poliedrico, spazia dalla fotografia alla scultura passando per l’incisione su vetro e la pittura. I suoi scatti mettono in scena situazioni al limite del grottesco, abitate da personaggi singolari e stravaganti, veicolo di simbolo e contenuto, espressione di critica o di celebrazione nei riguardi dei più scottanti temi d’attualità sociale. Le sue sculture, plasmate con elementi naturali recuperati sul campo, materializzano creature ibride tra favola e sciamanesimo, testimoni di un mondo immaginale parallelo, dove le convenzioni si dissolvono nell’enigma ultimo della meraviglia.

 

– MICHELE ZANNI

sapiente manipolatore di materiali i più svariati, dal cemento al legno, passando per i metalli, allestisce presenze scheletrificate che inscenano una danse macabre della società dell’apparenza quale memento mori di alcuni dei temi più critici che accompagnano il nostro tempo: dalla morte di Dio intesa come azzeramento di radici e valori, ai controsensi dell’assurdità dell’inquinamento-progresso, delle morti sul lavoro e della morte che la cementificazione necessariamente comporta, fino alla scelta terrena di Adamo ed Eva di cogliere dall’albero della conoscenza, con tutto quello che da ciò ne deriva.